I “5 TI­BE­TA­NI”

fi­nal­men­te spie­ga­ti nel sag­gio:

«IL SE­GRE­TO DEI 5 RITI TI­BE­TA­NI»

Tro­ve­rai pres­so una de­scri­zio­ne del sog­get­to non­ché del sag­gio che lo trat­ta ex-novo, men­tre la pa­gi­na che stai per leg­ge­re si pro­po­ne di pre­sen­tar­ne al­cu­ni a­spet­ti spe­cia­li, og­get­to di una vi­sio­ne di sin­te­si a po­ste­rio­ri, di na­tu­ra tutt'al­tro che prag­ma­ti­ca, come in­ve­ce tut­ta la nar­ra­zio­ne vor­reb­be sem­bra­re; e tut­ta­via al­cu­ne es­sen­zia­li af­fer­ma­zio­ni del no­stro be­ne­fat­to­re - che di cer­to la più par­te dei let­to­ri avrà con­si­de­ra­to sug­ge­sti­va co­re­o­gra­fia - si av­vi­ci­na­no più alla no­stra di­sa­mi­na che non alla se­con­da.


Mol­ti di voi a­vran­no già sen­ti­to par­la­re dei “5 Riti Ti­be­ta­ni”

qual­cu­no avrà let­to il rac­con­to ed avrà co­min­cia­to a ri­pe­ter­li, e …

no­no­stan­te la mi­ria­de di e­di­zio­ni e di com­men­ti se­gui­ti alla pri­ma com­par­sa di que­sto sog­get­to, si sta­rà an­co­ra chie­den­do a cosa sono do­vu­te le stra­or­di­na­rie pro­prie­tà che que­sti "Riti" vantano - e non sen­za mo­ti­vo -, sen­za tut­ta­via giun­ge­re ad una con­clu­sio­ne de­fi­ni­ti­va o sod­di­sfa­cen­te.
O­se­rei dire che il dub­bio per tut­to que­sto “trop­po” po­treb­be fi­nir con l'as­som­ma­re l'ef­fet­to op­po­sto al­l'en­tu­sia­smo, per man­can­za di una lo­gi­ca di fon­do. A­ve­te mai sen­ti­to dire che si pos­sa in­ver­ti­re il pro­ces­so di in­vec­chia­men­to? a­ve­te vi­sto qual­cu­no che dal­l'alto dei suoi 90 anni si sia ri­tro­va­to bam­bi­no? ep­pu­re que­sto fan­no, pur vir­tual­men­te e nel­la mi­su­ra che cia­scun sog­get­to ren­de pos­si­bi­le!
Non è un gio­co di pa­ro­le. Star bene, man­te­ner­si in for­ma, in vera for­ma, non es­se­re mai stan­chi (in­ten­do dire in modo per­ma­nen­te) non lo si può in­ven­ta­re: non du­rerebbe a lun­go!
I be­nefìci di que­sti Riti in­ve­ce du­ra­no e si ac­cu­mu­la­no ne­gli anni, qua­si più de­gli anni stes­si. Ve lo può con­fer­ma­re chi li pra­ti­ca, se ha il buon sen­so di per­si­ste­re; sì, per­ché al­l'al­tro e­stre­mo i ri­sul­ta­ti trop­po fa­ci­li, non ap­pe­na li si dà per scon­ta­ti, ten­do­no a ve­ni­re a noia.
Di fat­to tut­ti cer­chia­mo l'a­spet­to ma­gi­co in ogni cosa del­la vita, ma quan­do lo tro­via­mo per dav­ve­ro, for­se per non tra­di­re la di­men­sio­ne di fia­ba a cui è re­le­ga­to nel­l'i­stin­to, vuoi per sal­va­guar­da­re il co­mu­ne "sen­so del­la re­al­tà", tendiamo a di­sco­no­scerlo.

Il fat­to è che la no­stra men­te si di­fen­de ri­get­tan­do ciò che non è in gra­do di spie­gar­si, e que­sto è pro­prio un caso di fron­te al qua­le tut­ti i luo­ghi co­mu­ni a­dot­ta­ti qua e là crollano, per chi ha ab­ba­stan­za buon sen­so ed oggettività.

Le fon­ti sto­ri­che

Il rac­con­to o­ri­gi­na­le ad o­pe­ra del­lo scrit­to­re hol­lywo­o­diano P. Kelder, de­scri­ve­va la fe­li­ce sco­per­ta da par­te di un Co­lon­nel­lo di Sua Ma­e­stà Bri­tan­ni­ca, dopo a­ver­lo in­con­tra­to per un caso for­tu­i­to, del­la co­sid­det­ta "Fon­ta­na del­la gio­vi­nez­za", in uno sper­du­to mo­na­ste­ro nel cu­o­re del Ti­bet.
Non si trattava di fon­te ter­ma­le, ben­sì del­la fol­go­ran­te sco­per­ta che ogni per­so­na por­ta seco que­sto po­ten­zia­le fin dal­la na­sci­ta e del­l'in­se­gna­men­to ri­ce­vu­to sul me­to­do per at­tivarlo.
Fan­ta­sia o ve­ri­tà na­sco­sta? sono sta­ti i suoi let­to­ri a ri­spon­de­re.
Data la di­la­gan­te dif­fu­sio­ne, ba­sa­ta su un pas­sa­pa­ro­la che ha fat­to il giro del mon­do, que­sto li­bret­to dal con­te­nu­to "poco più che" ro­man­ze­sco fu se­gui­to dopo vari de­cen­ni da una pri­ma e­di­zio­ne "ri­ve­du­ta" e dal­le sue pri­me nu­tri­te tra­du­zio­ni, che ne san­cirono l'af­fer­mar­si cre­scen­te.
È da no­ta­re che il ti­to­lo o­ri­gi­na­le era: «THE EYE  OF RE­VE­LA­TION», ben di­ver­so dal­l'e­ti­chet­ta ap­pic­ci­ca­ta da­gli E­di­to­ri sus­se­guen­ti, e­vi­den­te­mente im­ba­raz­za­ti da una tale al­ti­tu­di­ne.

In I­ta­lia que­st'o­pe­ra ven­ne pub­bli­ca­ta dal­le E­di­zio­ni Me­di­ter­ra­nee sot­to, il ti­to­lo "I 5 Ti­be­ta­ni" (anni '80). Suc­ces­si­vamente, dato il no­te­vo­le ri­scon­tro e le nu­me­ro­se do­man­de che sol­le­va­va, fu se­gui­ta da un se­con­do vo­lu­me "in­te­gra­ti­vo" - ma di im­pron­ta ti­pi­ca­men­te e­di­to­ria­le-spe­cu­la­ti­va, che ag­giun­ge­va più de­for­ma­zio­ni al­l'in­se­gna­men­to o­ri­gi­na­le che non com­ple­men­ti, sci­vo­lan­do in com­pro­mes­si gin­ni­ci pri­vi di at­ti­nen­za - in I­ta­lia pub­bli­ca­to con il ti­to­lo "I 5 Ti­be­ta­ni - vo­lu­me 2°", co­sic­ché la ri­stam­pa del pri­mo lo ve­drà come "I 5 Ti­be­ta­ni - vo­lu­me 1°".
Non ba­stan­do an­co­ra a pla­ca­re l'in­sod­di­sfat­ta sete di in­for­ma­zio­ne, fu dato alle stam­pe un vo­lu­me che trattava il par­ti­co­la­re il mi­ste­ri­co 6° Rito, o­pe­ra non degna di com­men­ti... se non per qualche porcheria che esibisce, e di certo promossa da energie di basso livello volte a screditare i 5Riti.

Nel frat­tem­po lo stes­so E­di­to­re in­co­raggiava la pro­du­zio­ne del sag­gio qua pre­sen­ta­to, nel qua­le però il lar­go uso di im­ma­gi­ni, dia­gram­mi ed il­lu­stra­zio­ni a co­lo­ri si ri­ve­lò pre­clu­si­vo, stan­ti i co­sti ti­po­gra­fi­ci in con­ti­nuo au­men­to. Le fi­gu­re di­stri­bu­i­te in tut­to il trat­ta­to sono stret­ta­men­te col­le­ga­te allo svol­gi­men­to del te­sto e non pos­so­no es­se­re re­legate ad un grup­po ri­stret­to di pa­gi­ne se­pa­ra­te, come si usa in si­mi­li casi.
Così, men­tre la sua pub­bli­ca­zio­ne in car­ta­ceo è tutt'ora sog­get­ta a ri­fles­sio­ne e va­lu­ta­zio­ne - con po­che pro­ba­bi­li­tà di ap­pli­ca­zio­ne - l'or­mai ma­tu­ra tec­no­lo­gia ebook con­sen­ti­va la mas­si­ma va­lo­riz­za­zio­ne di un'o­pe­ra con ca­rat­te­ri­stiche gra­fi­co-e­spo­si­ti­ve mol­to a­van­za­te, de­gne del­le po­ten­ziallità e­splo­ra­ti­ve of­fer­te dal­lo zoom e dal­la qua­li­tà dav­ve­ro su­pe­rio­re del for­ma­to PDF, che con­sen­to­no di ap­prez­za­re det­ta­gli in­so­spet­ta­ti in ogni sin­go­la por­zio­ne di pa­gi­na.

Pa­ral­le­lamente alle e­di­zio­ni pi­lo­ta, al­tri au­to­ri ne han­no scrit­to in pro­prio, ge­ne­ral­men­te nel ten­ta­ti­vo di ri­con­dur­re i 5 Riti alla ma­tri­ce de­gli in­se­gna­men­ti Yoga, con i qua­li nul­la han­no a che ve­de­re, sia sto­ri­ca­men­te che dal punto di vista esecutivo e della dinamica d´insieme, ma con l'in­dub­bio van­tag­gio pro­mo­zio­na­le de­ri­van­te dal­l'ef­fi­ca­cia e la sem­pli­ci­tà dei Riti, po­ten­do at­tin­ge­re al fi­lo­ne già av­via­to gra­zie ad un'ap­pa­ren­te af­fi­ni­tà. Ma le prin­ci­pa­li do­man­de re­sta­no i­ne­va­se.

Per­ché Riti..

vi­sto che han­no tut­ta l'aria di nor­ma­lissimi mo­vi­men­ti, da e­se­gui­re in pa­le­stra o al­l'aria a­per­ta? Vien da pen­sa­re ad un vez­zo del­lo scrit­to­re, più che mai im­pe­gna­to ad af­fa­sci­na­re i suoi let­to­ri; ma un'a­na­li­si ap­pro­fon­di­ta e so­ste­nu­ta da lun­ga pra­ti­ca ha ri­ve­la­to sot­to lo stra­to del­l'ap­pa­ren­za a­spet­ti di tali spe­ci­fi­che po­si­tu­re e fi­gu­ra­zio­ni che non la­scia­no nul­la al caso, sia dal pun­to di vi­sta e­ner­ge­ti­co, che fi­gu­ra­ti­vo ed a­na­lo­gi­co; tan­to da la­sciar in­ten­de­re chia­ra­men­te che nes­sun'al­tro mo­vi­men­to po­treb­be ve­nir­ne a so­sti­tu­i­re la ben­ché mi­ni­ma par­te o se­quen­za; e sono cin­que in tut­to (la di­sci­pli­na Yoga ne con­ta a dir poco a cen­ti­na­ia, cia­scu­no con una pro­pria fi­na­li­tà) !
Se con­si­de­ria­mo la stes­sa dan­za, può es­se­re rap­pre­sen­tativa del­le si­tua­zio­ni più di­spa­ra­te, pur con in­dub­bia con­no­ta­zio­ne co­mu­ne, in un ven­ta­glio che ab­brac­cia dal te­a­tra­le al po­po­la­re, dal fol­clo­re e­vo­ca­ti­vo del­la tra­di­zio­ne alla mo­der­na [e­ste­nuan­te] di­sco­te­ca, ma che, guar­dacaso, alla sua o­ri­gi­ne era ve­ro­si­mil­men­te ri­tua­le. An­co­ra oggi in mol­ti pa­e­si non del tut­to ri­suc­chia­ti dal­la ci­vil­tà il sen­so pri­mo del­la dan­za ri­ve­ste va­lo­re ma­gi­co-ri­tua­le e vie­ne pra­ti­ca­to come tale; e quan­do si dice ri­tua­le si par­la di For­ze par­te­ci­pi ed at­ti­ve nel­l'am­bi­to di de­ter­mi­na­te mo­ven­ze. Con la dan­za, qua­lun­que for­ma di gin­na­sti­ca ar­ti­sti­ca, quan­to dire ge­stua­le o fi­na­liz­za­ta ad un'e­spres­sio­ne, ha in co­mu­ne un fat­to­re de­ter­mi­nan­te che è il rit­mo, si­no­ni­mo e sim­bo­lo di pul­sa­zio­ne e di vi­ta­li­tà; ed ecco che ci av­vi­ciniamo alla com­pren­sio­ne dei Riti.

In fon­do, ri­spon­de­re a que­sta pri­ma do­man­da po­treb­be sin­te­tiz­za­re tut­ti i que­si­ti e le i­ne­ren­ti ri­spo­ste in una sin­go­la, che le ab­brac­cia tut­te.
At­tra­ver­so un ex­cur­sus che spa­zia da un'ap­pro­fon­di­ta co­no­scen­za del­l'A­stro­lo­gia alle sim­bo­lo­gie e­so­te­ri­che che han­no ac­com­pa­gna­to il per­cor­so del­l'u­ma­ni­tà in ogni Lin­guag­gio e Pa­e­se, in par­ti­co­lar modo ri­fe­ri­te alla con­ce­zio­ne fi­si­ca e spa­zia­le dei Quat­tro E­le­men­ti alla base del­la vita, il te­sto de­li­nea le ra­gio­ni del con­fi­gu­rar­si di que­sti mo­vi­men­ti e del loro ef­fet­to sul­l'ap­pa­ra­to sot­ti­le del­l'or­ga­ni­smo, sen­za fer­mar­si alle pri­me di­chia­ra­zioni del re­la­to­re Bradford ri­guar­do ai vor­ti­ci-chakra, ec­cel­len­ti in sé, ma che in quan­to a spie­ga­re spie­gherebbero ben poco. Di fat­to, quel­le che per il suo tem­po po­te­va­no con­si­de­rar­si spie­ga­zio­ni, oggi le spie­ga­zio­ni le e­si­go­no.


Al di là del­la pri­ma im­pres­sio­ne in quan­to pre­sta­zio­ni fi­sio­lo­gi­che - non uso ter­mi­ni come e­ser­ci­zi o gin­na­sti­ca, che ne sono sem­pre più a­vul­si - pur non e­sclu­den­do­ne le im­pli­ca­zio­ni sa­lu­ta­ri, la loro e­se­cu­zio­ne e­qui­va­le al pro­iet­ta­re fi­gu­re-se­gni di po­te­re in una di­men­sio­ne pa­ral­le­la, di im­por­tan­za es­sen­zia­le per la strut­tu­ra fat­ta ma­te­ria, tal­ché ogni pra­ti­ca ha la va­len­za di un con­net­ter­si-par­te­ci­pa­re ad un net­work e­ner­ge­ti­co non an­co­ra vi­si­bi­le, ma del cui pro­ces­so di an­da­ta-ri­tor­no non può che be­ne­fi­cia­re chi li e­ser­ci­ta, pur non es­sen­do li­mi­ta­to a que­sto.
Il Co­lon­nel­lo Bradford nel suo re­so­con­to ac­cen­na mol­to e­spli­ci­ta­men­te, di­rei con e­spres­sio­ni al­ti­so­nan­ti, a tale im­pian­to oc­cul­to che si sta pre­pa­ran­do ed al qua­le for­ni­sce le chia­vi d'ac­ces­so con sim­pa­ti­ca e­le­gan­za ed un'u­mil­tà non pri­va di fer­vo­re:
 
“Que­sto pia­no, dal qua­le as­si­sto­no l’u­ma­ni­tà nei quat­tro quar­ti del glo­bo, è si­tua­to ab­ba­stan­za al di so­pra del­le vi­bra­zio­ni del mon­do ma­te­ria­le, da co­sti­tu­i­re un pun­to di con­flu­en­za po­ten­te, dal qua­le mol­to può es­se­re a­dem­piu­to con il mi­nor di­spen­dio di e­ner­gia (*.

Un gior­no o l’al­tro il mon­do si ri­sve­glierà stu­pe­fat­to di fron­te a ciò che le for­ze in­vi­si­bi­li - For­ze pro­mananti da Dio - han­no po­tu­to pre­di­spor­re per la spe­cie u­ma­na (**. Noi che ab­bia­mo in­tra­pre­so il cam­mi­no di tra­sfor­ma­re noi stes­si in cre­a­tu­re nu­o­ve sot­to ogni a­spet­to im­ma­gi­na­bi­le, stia­mo com­pien­do cia­scu­no un la­vo­ro me­ra­vi­glio­so per tut­to il ge­ne­re u­ma­no, in ogni dove.”

(Cap. 3, pag. 30)

*) Una tale di­chia­ra­zio­ne pre­sup­po­ne co­gni­zio­ni che non sono ti­pi­che di un ex-co­lon­nel­lo al ser­vi­zio di Sua Ma­e­stà - nep­pu­re se ha viag­gia­to in lun­go e in lar­go - e nem­me­no di un ri­cer­ca­to­re hol­lywo­o­diano.
**) Né è con­ce­pi­bi­le, so­prat­tut­to al­l'e­po­ca, un uso sfac­cia­to di tali Voci e con­cet­ti, al mero sco­po di sug­ge­stio­na­re i let­to­ri di una sto­ria che non su­pe­ra­va le 43 pagg. Sen­za con­ta­re il fat­to che, pur mi­ni­miz­zan­do que­sti det­ta­gli, i Riti fun­zio­na­no !
Pos­sia­mo an­co­ra sce­glie­re se pren­der­le sul se­rio, o ri­te­ner­le i­de­a­zio­ni hol­lywo­o­diane, così come è sta­to fat­to sino ad oggi; ma i tem­pi cam­bia­no e cer­ti pre­avvisi si stan­no fa­cen­do e­spli­ci­ti e pie­ni di si­gni­fi­ca­to per tut­ti.
Un sif­fat­to e­nun­cia­to, se po­te­va es­ser sot­to­va­lu­ta­to o te­nu­to in li­sta di at­te­sa più di mez­zo se­co­lo fa, oggi non man­ca di af­fian­car­si alle più strin­gen­ti pre­vi­sio­ni, che e­mer­go­no e­re­ditate da mil­len­ni, anzi, sem­bra a­ver­le con­den­sa­te al me­glio e in po­che ri­ghe.

Per­ché “Riti” non fi­gu­ra nei ti­to­li più dif­fu­si?

Ne par­lia­mo in que­sta pa­gi­na
.

Non ab­bia­mo più mol­to tem­po per ter­gi­ver­sa­re: che ne par­li­no i me­dia è sin­to­mo de­ci­si­vo.

In tal caso non può che ve­der­si am­pli­fi­ca­ta la suc­ces­si­va do­man­da: da dove ve­ni­va­no?
Que­sto li­bro quin­di met­te in vi­sta fin dove pos­si­bi­le i lati oc­cul­ti del mes­sag­gio nel loro in­sie­me, tal­ché o­gnu­no pos­sa trar­ne le con­clu­sio­ni, o l'a­iu­to, che ri­tie­ne gli sia ne­ces­sa­rio.
Ag­giungerò PRO­PRIO QUA al­cu­ne ri­fles­sio­ni del­l'ul­ti­ma ora, che in­cal­za­no al ma­tu­ra­re di una vi­sio­ne sem­pre più de­fi­ni­ta del sog­get­to. Ac­cet­ta­te o ri­fiu­ta­te a prio­ri, se­con­do l'a­per­tu­ra di chi leg­ge, non mu­teranno la na­tu­ra e gli ef­fet­ti dei Riti stes­si.

Chi de­si­de­ra sa­per­ne di più, o pre­le­va­re gra­tu­i­ta­men­te il ca­pi­to­lo con le i­stru­zio­ni ba­si­la­ri dei Riti, suf­fi­cien­ti ad e­se­guir­li, o co­no­sce­re i det­ta­gli per le mo­da­li­tà di ac­qui­sto, tro­ve­rà tut­to se­guen­do il link del­la fi­gu­ra di co­per­ti­na (sotto).


Se poi non ba­sta (non ba­sta mai), per sa­per­ne di più sul mon­do, sen­za u­sci­re dal se­mi­na­to, ecco ri­por­ta­ti al­cu­ni bra­ni e­/o link mol­to i­strut­ti­vi, trat­ti dal­l'in­for­ma­zio­ne di rete e da una fon­te scien­ti­fi­ca au­to­re­vo­le. Dall´af­fa­sci­nan­te:
http:­/­/www.a­xismundi.biz­/?page_id=1402
, al più e­spli­ca­ti­vo
www.ar­ri­goamadori.com­/le­zio­ni­/Cor­siEConferenze­/I­ni­zia­ti­ve2006­/LeQuattroForze…,
per ci­ta­re due soli ar­ti­co­li,
se­con­do mo­der­ne te­o­rie di u­ni­fi­ca­zio­ne, come la te­o­ria del­le strin­ghe), ad alti li­vel­li e­ner­ge­ti­ci, os­sia
ad alte tem­pe­ra­tu­re le quat­tro for­ze fon­da­men­ta­li si i­den­ti­fi­ca­no in una sola. Que­ste con­di­zio­ni di e­ner­gia so­pra­e­le­va­ta sono ap­pun­to at­tri­bu­i­te ai pri­mi i­stan­ti di vita del­l'U­ni­ver­so: con e­si­sten­za in­fe­rio­re ai 10 -43 se­con­di, le quat­tro in­te­ra­zio­ni non e­ra­no di­stin­te tra di loro. Con il di­mi­nu­i­re del­la den­si­tà,
la for­za di gra­vi­tà si se­pa­rò dal­le al­tre tre. Dopo 10-35 se­con­di tut­te le quat­tro for­ze ri­sul­tavano di­stin­te.
www.giu­lia­naconforto.it­/I­ta­lia­no­/Fi­si­ca_or­ga­ni­ca.htm
I quat­tro E­LE­MEN­TI non sono in­ge­nu­i­tà de­gli an­ti­chi, ma di­ver­si tipi di luce e di ma­te­ria che la fi­si­ca ha in par­te ri­co­no­sciu­to. Ad e­sem­pio, il Mo­del­lo Stan­dard, ri­co­no­sce l'e­si­sten­za tre tipi di ma­te­ria, cia­scu­no com­po­sto da quat­tro par­ti­cel­le e tut­ti le­ga­ti dal­la Luce de­bo­le (W+, Z°, W-).
La Luce de­bo­le è l'u­ni­co E­LE­MEN­TO e­ter­no, e' il FU­O­CO che non bru­cia e che pe­ne­tra tut­ti e tre gli al­tri E­LE­MEN­TI che gli an­ti­chi chia­ma­ro­no ARIA, AC­QUA e TER­RA.
Gli E­LE­MEN­TI pos­so­no com­por­re i "cor­pi sot­ti­li" o fasi di uno stes­so in­di­vi­duo; il cor­po im­mor­ta­le è quel­lo i­gneo, com­po­sto dai mes­sag­ge­ri de­bo­li (cor­po im­mor­ta­le La Fu­tu­ra Scien­za di Gior­da­no Bru­no)
Il FU­O­CO è la Luce o FOR­ZA E­LET­TRO­DEBOLE,
la VITA E­TER­NA, che ge­ne­ra e dà vita ai tre E­LE­MEN­TI ma­te­ria­li.

Le par­ti­cel­le che com­pon­go­no gli E­le­men­ti, FU­O­CO, ARIA, AC­QUA e TER­RA sono quel­le de­fi­ni­te dal Mo­del­lo Stan­dard (im­ma­gi­ni sul sito). La Fi­si­ca Or­ga­ni­ca (a sn.) com­pren­de la co­scien­za e la cen­tra­li­tà del­l'es­se­re u­ma­no, cioè del­l'os­ser­va­to­re, men­tre la Fi­si­ca Quantica (a ds.) lo e­sclu­de, pe­ral­tro in con­trad­di­zio­ne con il suo stes­so prin­ci­pio di base (il prin­ci­pio di in­de­ter­mi­na­zio­ne di Heisenberg).
Gli E­le­men­ti, TER­RA, AC­QUA, ARIA e FU­O­CO sono solo al­cu­ne del­le mol­te­pli­ci fasi del­la So­stan­za Ma­dre (For­za di Higgs), come ri­co­no­sco­no le te­o­rie di su­persimmetria. Gli E­le­men­ti pos­so­no co­e­si­ste­re al'in­ter­no di un cor­po fi­si­co, com­po­sto da a­to­mi, per­ché gli a­to­mi sono vu­o­ti. La ma­te­ria or­di­na­ria, che ve­dia­mo è solo il 5% del tut­to; è im­pe­ne­tra­bi­le da cor­pi com­po­sti dal­la stes­sa ma­te­ria or­di­na­ria, ma può es­se­re com­pe­netrata da­gli al­tri e­le­men­ti ed, in par­ti­co­la­re dal cor­po i­gneo, com­po­sto dal­la FU­O­CO (W+, Z°, W-).
"La ma­te­ria ha un e­ter­no com­pa­gno", scri­ve­va Gior­da­no Bru­no.
Ogni cor­po ma­te­ria­le, vi­si­bi­le, è u­ni­to al cor­po i­gneo, in­vi­si­bi­le, ma re­a­le. Come ha sco­per­to l'a­stro­fi­si­ca in­fat­ti, oc­chi e stru­men­ti scien­ti­fi­ci pos­so­no ve­de­re solo il 5% del tut­to.
Il 95% non è vi­si­bi­le, ma è sen­si­bi­le .

Vuoi con­qui­sta­re l'im­mor­ta­li­tà? Devi solo os­ser­va­re e com­pren­de­re te stes­so, ri­co­no­sce­re la tua vera i­den­ti­tà, che è già im­mor­ta­le, sen­ti­re il tuo cor­po i­gneo.
For­se non sei quel­lo che hai fi­no­ra cre­du­to di es­se­re.

https://astrologia.astrotime.org/Zodiaco e Tetraedro e le 4 Triplicita.html
Quanto a me che scrivo (nel Sett. 2018),
la mia ricerca mi ha condotto a distribuire per la prima volta nella cultura astrologica, la sequenza zodiacale dei 4 Elementi in modo funzionale, sulle facce di un Tetraedro in rotazione progressiva sui lati, talché ogni faccia declini una stagione, laddove ciascuno dei 12 Segni zodiacali risulta proiettato su di un vertice corrispondente all´elemento che gli compete.
In altre parole, ogni vertice equivale ad un preciso Elemento regolatore della formazione cellulare (anche secondo la ri­vi­sta scien­ti­fi­ca Phy­si­cal Review Let­ters) ed ospita, in una successione derivata da un percorso sul profilo del solido, i tre Segni Zodiacali veicoli del medesimo Elemento (Tripicità).
In tal modo, tutta la ciclicità zodiacale si traduce in forma fisica tridimensionale.
L´ho evidenziato in una apposita pagina, e qualche anno dopo con la cerchia esterna delle 4 ‘PORTE’, nella mia ultima ricostruzione di THEORY (The Holy Eye Of Revelation Yard), il primo ed unico Sri Chakra yantra geometricamente per­fet­to e per­fe­zio­na­to su base Au­rea con­cen­tri­ca, mas­si­mo e sa­cro sim­bo­lo del­la Creazione.
La soluzione di questo secolare e­nig­ma è do­vu­ta a quel mio al­go­rit­mo di­spie­ga­to nel 2009 in un do­mi­nio de­di­ca­to, ma che as­so­cia­va alla pri­ma pa­gi­na nien­te­me­no che il gran fi­na­le del no­stro Col. Bradford! Oggi più che mai mi è chia­ra la ra­tio di tut­te quel­le scel­te, in ap­pa­ren­za det­ta­te da sem­pli­ce i­stin­to com­positivo.

Ma torniamo alla ‘Fonte’.



I “veri ric­chi” sa­ran­no sem­pre co­lo­ro che dan­no, mai ‘quel­li che pren­do­no’.

 copertina
 
Ad e­sclu­de­re ogni pre­sup­po­sto di pro­fit­to per­so­na­le con­nes­so
alla pro­po­si­zio­ne dei
con­te­nu­ti del vo­lu­me, l'au­to­re ha pre­di­spo­sto
af­fin­ché gli in­tro­i­ti
sia­no de­vo­lu­ti, di­ret­ta­men­te da chi de­si­de­ra ac­qui­star­lo,
a per­so­ne bi­so­gno­se.



Gra­zie per aver a­per­to que­sta pa­gi­na.!
Se cre­di nel­l'im­por­tan­za del suo con­te­nu­to,
in­dicalo al­me­no ad una del­le per­so­ne a cui vuoi bene…
qual­cu­no, o più di uno, po­treb­be es­sertene gra­to!

10 Di­cem­bre, 2009